Il trasferimento di quel dipendente è stato illegittimo, lo ha stabilito la sezione lavoro del Tribunale di Palermo. Potrebbe essere una notizia come tante se non fosse che a portare dalla sede di Isola delle Femmine a quella di Catania uno dei dipendenti della Nuova Sport Car è stato il prefetto Isabella Giannola, amministratore giudiziario della concessionaria di auto e moto, già prefetto di Caltanissetta e poi di Siena, che vanta in passato numerosi incarichi nell’amministrazione dello Stato.
Isabella Giannola ha in carico la Nuova Sport Car, concessionaria Bmw, Range Rover e Mazda, dopo la vicenda giudiziaria che ha travolto, tra gli altri, l’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto, e il precedente amministratore giudiziario avvocato Walter Virga.
Il lavoratore, difeso dagli avvocati Lorenzo Maria Dentici, Luigi Maini Lo Casto e Alberto Romano, era stato trasferito da Palermo a Catania nonostante il divieto legale di spostare ad altra sede i dipendenti che assistano parenti con handicap gravi. Il lavoratore aveva infatti comunicato per tempo il suo rifiuto al trasferimento.
Ironia della sorte, l’atto, dichiarato illegittimo dal Tribunale, è stato disposto dall’amministrazione giudiziaria della Nuova Sport Car, che dovrebbe – trattandosi di una gestione effettuata per conto dello Stato e per la tutela di interessi pubblici – essere improntata alla massima legalità.
Il Tribunale ha ritenuto che “il trasferimento del reclamante a Catania sia certamente idoneo a pregiudicare il diritto all’assistenza della madre del reclamante, affetta da handicap grave, e quello del medesimo a prestarla, poiché l’orario di lavoro del dipendente – non contestato – non gli permette di recarsi ogni giorno al lavoro e rientrare la sera nell’abitazione dei genitori in Termini Imerese, per prestare ai medesimi l’assistenza, se non a rischio di compromettere gravemente il suo stesso stato di salute”. Continua osservando come “il trasferimento (…) a Catania sia idoneo a pregiudicare un diritto costituzionalmente garantito, qual è il diritto alla salute della madre (…)”.
Infine, oltre al danno la beffa: l’amministrazione giudiziaria, dopo aver perso la causa, dal luglio dell’anno scorso, si rifiuta di corrispondere ai legali, nonostante i ripetuti solleciti, le spese liquidate con l’ordinanza che ha dichiarato illegittimo il trasferimento.