PALERMO. Torna a suscitare polemiche la legge di stabilità regionale varata lo scorso maggio dal governo Crocetta. Dirsi (Associazione dei dirigenti della Regione Siciliana) e Direr (Federazione nazionale dei dirigenti e dei quadri direttivi delle regioni) hanno presentato delle osservazioni per “Illegittimità costituzionale” a Palazzo Chigi chiedendo al presidente del Consiglio di impugnare di fronte alla Corte costituzionale alcuni articoli della legge.
Dall’organizzazione della pubblica amministrazione all’equiparazione del sistema pensionistico regionale con quello statale fino all’attivazione delle nuove assunzioni. Sono diversi i punti finiti nel mirino del documento, curato da Lorenzo Maria Dentici, avvocato e docente di docente di Diritto del lavoro all’Università di Palermo, e da Giovanni Scala, docente di Diritto costituzionale all’Università di Palermo.
Si affronta, tra l’altro, il principio del buon andamento della pubblica amministrazione. Secondo le associazioni, la cancellazione di una serie di strutture organizzative non viene decisa in base alle funzioni così come prevede la Costituzione, ma in base a “un mero dato quantitativo”. “Il legislatore ha compiuto delle scelte senza alcuna ponderazione tra assetto organizzativo e funzioni da assolvere”, si legge nel documento. La legge, inoltre, “non individua in modo adeguato e specifico i poteri da demandare alle autorità di governo, ma si limita ad imporre al potere esecutivo della Regione un taglio lineare delle strutture amministrative”. Questo tipo di impostazione della legge determina così un “insanabile constrasto con il principio del buon andamento (art.9) e più in generale con il canone fondamentale della ragionevolezza delle scelte legislative”.
Dirsi e Direr rilevano poi una contraddizione all’interno della legge in riferimento alle nuove assunzioni. I commi 10 e 11 dell’articolo 49, infatti, non solo sono in contrasto tra loro, ma vanno anche contro gli articoli 3 e 97 della Costituzione. “Da un lato si estende al 2016 il divieto di procedere a nuove assunzioni – scrivono i dirigenti -, dall’altro si autorizza la stessa Amministrazione regionale a bandire concorsi pubblici per il reclutamento di figure professionali con laurea specialistica o magistrale”. Si tratta quindi una palese violazione del principio di ragionevolezza come coerenza logica / razionalità. Un vizio che può essere censurato in sede di controllo di costituzionalità.
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