PALERMO – Giacomo Palazzolo non potrà rientrare in Gesip. E’ questa la decisione del tribunale del Lavoro, chiamata a valutare il ricorso dell’avvocato ed ex direttore generale della partecipata del comune di Palermo, destinatario lo scorso luglio di una lettera di licenziamento. Un benservito che secondo Palazzolo sarebbe stato legato alla famigerata vicenda skipper dell’ex sindaco Diego Cammarata, da cui però il legale è stato assolto dalla Corte d’Appello lo scorso novembre. Secondo i giudici, infatti, Palazzolo non aveva commesso né truffa, né abuso di ufficio nonostante la condanna a due anni del primo grado.
La Gesip, dal canto suo, ha sempre negato che il licenziamento fosse legato alla vicenda processuale, motivandola invece con i noti problemi economici della società. Tesi che ha convinto il giudice Dante Martino, che ha così dato ragione alla partecipata difesa dall’avvocato Lorenzo Maria Dentici. Il licenziamento, datato 18 luglio 2013, non sarebbe stato né discriminatorio né immotivato, secondo il giudice, che ha anche definito l’azienda come una società non pubblica, sebbene di proprietà esclusiva del Comune, e con gravi problemi economici tali da giustificare il voler fare a meno dei dirigenti. Il tribunale ha anche stabilito che non è irrazionale che la Gesip si rivolga a legali esterni pur avendone uno assunto sia per l’economicità che ne deriva, che per le competenze professionali specifiche.
La vicenda skipper, del resto, è talmente nota da aver fatto di Palazzolo un personaggio conosciuto. Palazzolo era accusato di aver distaccato un operaio Gesip per curare l’imbarcazione di Cammarata: accuse dalle quali, come detto, è stato pienamente assolto in secondo grado. “Il ricorso contro l’illegittimo licenziamento per motivo oggettivo lo dovevo alla mia famiglia e a me stesso dopo dieci anni di serio e duro lavoro reso alla Gesip – commenta Palazzolo a Livesicilia – nella qualità di avvocato patrocinatore, dirigente e direttore generale, con tutte le peripezie e gli incidenti di percorso che ho incontrato sulla vicenda dell’impiegato Gesip skipper di Cammarata. Era un atto dovuto. Confortato dalle motivazioni fondate in diritto dei miei colleghi avvocati, Leonardo Giglio e Francesco Todaro, ho impugnato il licenziamento con il nuovo rito Fornero sotto il profilo dell’elemento discriminatorio e dell’ingiustificatezza dello stesso. Il giudice del lavoro non ha ravvisato l’elemento discriminatorio e ha rigettato il ricorso sotto questo profilo. I miei colleghi avvocati sono convinti che la discriminazione politica c’è e per questo faranno opposizione nei termini di legge. E’ sotto gli occhi di tutti che la decisione presa sul licenziamento dei dirigenti della Gesip è di natura politica. Infatti, pur in stato di liquidazione volontaria dal 2010, la Gesip scopre di non poter mantenere i due unici dirigenti a partire dal luglio 2013 e poi di contro continua ad avvalersi a ‘caro prezzo’ di avvocati e professionisti pagati anche con parcelle ‘pesanti’ come quella concordata con gli avvocati per fare dichiarare il fallimento della Gesip. Curioso il fatto che per i reati contestami sulla vicenda Skipper la Gesip è una istituzione pubblica, per il mio diritto al lavoro è un’azienda privata e quindi non scattano le tutele della pubblica amministrazione. Ad oggi la Gesip non mi ha liquidato la parte di stipendio che si è trattenuta durante il periodo della sospensione disciplinare per la condanna di primo grado, tfr e preavviso. Però, paradossalmente, a capo del comune di Palermo siede il sindaco della legalità e della solidarietà”.
(Livesicilia, 26 febbraio 2014)