CONTRATTO a tempo indeterminato e avanzamento di carriera. Così ha deciso il giudice del lavoro di Milano Tullio Perillo per Rosemarie Lipomi, operatrice di 30 anni, a cui il Telefono Azzurro non aveva rinnovato il contratto a termine lo scorso anno per la sede di Palermo. Una prima vittoria che costituisce un precedente propizio per le altre 34 operatrici alle quali il Telefono Azzurro aveva non aveva prorogato i contratti a termine. A nulla l’ anno scorso sono valsi i tentativi di conciliazione dei sindacati e la lunga protesta delle operatrici sul campanile chiesa di San Saverio all’ Albergheria. «Questa causa – dice Lorenzo Maria Dentici che con il collega Sergio Capasso segue il caso di nove lavoratrici – è emblematica di prassi datoriali diffuse che tendono a ridurre le tutele nel contratto attraverso un’ elusione della disciplina dei licenziamenti collettivi. Nel caso specifico, Telefono Azzurro, ha superato il numero massimo di lavoratori a termine che poteva assumere rispetto all’ organico della sede territoriale. Il giudice, non solo ha accolto la richiesta di conversione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato, ma ha anche riconosciuto che le lavoratrici dovevano essere inquadrate in un livello superiore, condannando il datore di lavoro al pagamento delle differenze retributive».